Di Mario Porcaro.
Incontro all’alba con brioche.
“Circa trent’anni fa, giovane professionista di provincia, ancora un pò – come dire – ruspante, mi capitò una pratica piuttosto importante per un’azienda che allora fatturava quasi 100 miliardi. Il cliente mi apprezzava, si fidava della mia attenzione e del mio impegno, ma sapeva anche che la mia esperienza era limitata e mi disse: abbiamo grande fiducia in te, ma siamo consapevoli che questo nostro caso è complesso, per cui cerca un consulente autorevole che ti affianchi e ti sostenga. Erano anni in cui non c’era il web, la ricerca era affidata alle conoscenze personali, e a me venne immediatamente l’idea di chiamare il numero uno della nostra professione: pensai subito a Victor Uckmar, insomma, che naturalmente però di persona non conoscevo. Chiamai il suo studio, e la segretaria mi disse che l’appuntamento dovevo prenderlo con lui personalmente, perchè si organizzava l’agenda da solo.
Quando parlai col Professore, accettò subito l’incarico ma mi disse che era veramente molto occupato in quella fase e che, per venirci incontro, considerato che arrivavamo dal Sud, poteva soltanto ritagliare per noi un rapido incontro mattutino, ricevendoci alle 7 del mattino, all’Hotel Excelsior di R0ma, mentre faceva la sua prima colazione.
Io e i miei clienti decidemmo subito di acconsentire, tanto consideravamo importante quella consulenza. Arrivammo a Roma naturalmente la sera prima, dormimmo all’Excelsior e la mattina avemmo questo atipica riunione con il Professore, che fu utilissima per stabilire i termini dell’incarico. Notammo tutti subito come Uckmar mostrasse verso di noi un tratto disponibile e alla mano, pur consapevole della sua già acclamata dottrina. E peraltro spesso nella vita ho notato che chi ha più sostanza e prestigio, più sa essere alla mano…
Comunque quella consulenza andò bene, per me, molto bene. Quando infatti inviai a Victor Uckmar il mio elaborato, che era poi un ricorso alla commissione tributaria, temevo di vedermelo restituire tutto coperto di segni rossi e blu, al punto da farmi restare mortificato… E invece ebbi la soddisfazione di riaverlo intatto, ma arricchito da un paragrafo di una pagina su venti, naturalmente una pagina di considerazioni molto significative, e certamente preziose per il buon esito della vicenda, senza però il condimento di quello sfoggio cattedratico di competenze e distinguo che chissà quanti altri, nella posizione di Uckmar, avrebbero invece manifestato.
In quella occasione, insomma, conobbi in Uckmar un professionista non solo qualificatissimo per competenza e dottrina ma umanamente disponibile e immune da qualsiasi altezzosità e arroganza intellettuale.
Un’altra fondamentale prova di qualità umana e professionale che ebbi da Victor Ukmar in quell’occasione fu la sua estraneità ad una diffusa, riprovevole tendenza che si riscontra non solo nella nostra categoria. Varie altre volte mi è successo di dover coinvolgere altri professionisti di chiara fama, luminari nelle loro specializzazioni, e in quelle occasioni più di una volta abbiamo dovuto difenderci dalla tendenza che questi superconsulenti hanno a sostituirsi a noi con il cliente, spesso riuscendoci. Da Victor Uckmar non c’ era alcun pericolo di subire questo genere di imbattibile ma in fondo sleale concorrenza. Non solo lui non fece nulla del genere ma la sua scelta di arricchire il testo base del mio ricorso, senza però stravolgerlo, ottenne l’effetto di fidelizzare al mio Studio il cliente, che accrebbe la stima nei miei confronti anche grazie all’alto avallo che gli parve Uckmar avesse dato al mio lavoro di base.